Sono Miriam e sono una studentessa del corso di laurea magistrale in Filologia, Letteratura e Storia dell’Antichità.

Quando qualche anno fa mi sono iscritta a Lettere Classiche, molto spesso mi è stato chiesto: “ma a cosa ti serve studiare latino e greco? Sono lingue morte!”

Io sono fermamente convinta di questo: per fortuna, anche in questa modernità che ci spinge a credere che tutto debba avere un’utilità tangibile e un risultato veloce da ottenere senza fatica, c’è ancora spazio per quello che i latini chiamavano l’otium. Oziare non è starsene con le mani in mano, ma è dedicarsi all’esercizio del pensiero, alla letteratura, alla filosofia: a quelle cose, insomma, che troppo spesso ormai diamo per scontate, ma che sono la miglior palestra per la nostra mente. Le lingue classiche esercitano continuamente la logica e il ragionamento: ogni traduzione è una sfida con noi stessi, un metterci in gioco con le nostre conoscenze per immedesimarci in quell’autore antico che così tanti secoli fa ci ha lasciato l’onorevole compito di leggere, scoprire e capire il suo pensiero.

Il latino e il greco non sono morti finché coloro che hanno scritto qualcosa in quelle lingue non avranno qualcosa da dirci!